Scrivere. Di nuovo, dopo anni di silenzio. Su una nuova piattaforma, benché mi facciano tutte abbastanza schifo – è che si torna sempre sul luogo del delitto. Non so che cosa dire, in realtà, ma ho un bisogno viscerale di scrivere. Mi dolgono le dita dal bisogno che ho di batterle sui tasti per riversare i miei pensieri su uno schermo che nessuno leggerà. Il bello è proprio questo, la riservatezza: qui ci sono solo io, sto con me e mi basto. Quanto durerà, stavolta? Non m'interessa saperlo. In fin dei conti, non posso sempre pianificare tutto.
Però, ripensandoci, sarebbe bello un blog a tempo – dirmi fin dall'inizio: ok, da oggi fino al tale giorno sono qui, non un secondo di più e poi chiudo tutto, chi c'è c'è. Sarei anche capace di farlo. Staccare prima di essermi stancata, chiudere la pagina prima di averla fatta morire di noia, perché no?
Visto che, malgrado tutto, se si tiene un blog si deve avere almeno un minimo di narcisismo e di voglia di esporsi, sarebbe interessante cominciare con uno di quei post del tipo “mi presento”, in cui spieghi chi sei-cosa fai-vita-morte-miracoli anche se a nessuno importa (sei miliardi e mezzo di persone e siamo tutti estranei, sarebbe carino se non fosse agghiacciante).
Allora: non ho la più pallida idea di chi io sia. Ho letto appena un po' di Pirandello e mi è bastato per andare fuori di testa anch'io con tutta questa storia delle maschere. A volte ho l'impressione di non sapere se il mondo che mi circonda sia reale o se esista solo nella mia testa, come un parto – di dubbio gusto, questo è certo – della mia ragione. Sono una donna, ma anche una bambina. Ci sono giorni in cui mi sembra di avere già vissuto mille anni ed altri in cui non me ne sento neanche venti. Sono giovane e vecchia, ingenua e saggia, tutto contemporaneamente. Sono nata e cresciuta al nord, ma il sangue dei miei antenati spagnoli e saraceni ogni tanto mi trasforma in un curioso essere quasi lontanamente mediterraneo. La verità? Per anni sono stata chiunque gli altri volevano che io fossi. Il mio più grande talento è fingermi un'altra per compiacere le persone che amo. E a furia di fingere ho dimenticato chi fossi davvero – va a finire che la vera me è l'altra. Ho mille nomi e altrettante facce, ma nessuna corrisponde perfettamente all'immagine riflessa nel mio specchio. Ma se fosse soltanto un problema dei miei occhi?
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