venerdì 30 aprile 2010

Sei

Domani dovrei andare al corteo del primo maggio nel capoluogo della mia regione, ma penso cambierò destinazione: ci sarà anche il mio ex, bontà sua. Va bene che sono passata dallo status "cornificata inconsolabile" a quello "grasse risate vedendo la ragazza con cui esce adesso", ma - come si suol dire - preferisco non andarmela a cercare. Posso tranquillamente manifestare da un'altra parte. L'ultima volta che ci siamo visti (sempre per una questione politica: era il 25 aprile) è stato oltremodo imbarazzante.
Bello che, dopo esserci lasciati malissimo (o meglio: l'ho lasciato io per sfinimento, nemmeno la soddisfazione di dirmi che era finita mi ha dato), è riuscito a dirmi «Restiamo amici»... come no, intanto quando c'incontriamo non siamo in grado neppure di salutarci senza mandarci tacitamente a Quel Paese. Dio, come detesto questa ipocrisia, questo suo volere a tutti i costi restare in-buoni-rapporti-per-modo-di-dire. Abbi il coraggio delle tue azioni, maledizione. Possiamo continuare ad avere le medesime idee politiche e a credere nei medesimi ideali anche se non facciamo i "separati consensuali" ogni volta che ci vediamo. Ma certo, lui non può permettersi di fare una figuraccia di fronte ai compagni della sezione di partito. Ergo, deve recitare la parte del bravo ragazzo politically correct anche nei sentimenti. Si fa ma non si dice...

Fortunatamente il canale RadioRai FiloDiffusione Auditorium è molto utile per mettermi in pace con il mondo. Ti amo, Antonín Leopold Dvořák.

martedì 27 aprile 2010

Cinque

In biblioteca, seduto di fronte a me, c'è sempre un vecchietto. Credo sia un professore in pensione. Prende una pila di libri sull'Apocalisse di Giovanni, legge, scrive lentamente su fogli bianchi A4 con una di quelle grafie di una volta che a scuola non insegnano più. Non so neanche come si chiami. Mi dice «Buongiorno» con un sorriso e mi rallegra la giornata.

Quattro

Questa, in teoria, era la prima mattina in cui potevo dormire da dieci mesi a questa parte. Naturalmente alle sei meno cinque ero già in piedi.
Ieri mi hanno chiesto se voglio cambiare settore di studio. Strano come le cose possano cambiare in fretta: qualche mese fa ero poco più che una sfigata, adesso ho due dipartimenti che mi fanno la corte. Beh, c'è anche da dire che in questo periodo ho lavorato bene. Di solito tendo a mantenere un basso profilo, ma qui posso permettermi il lusso di accantonare per un attimo la modestia... e allora sì, diciamolo (anzi, scriviamolo): in questo periodo ho dato il massimo ed ho ottenuto risultati commisurati al mio impegno. Sono stata brava. E la cosa più bella è che l'ho fatto per me, senza pensare al riconoscimento esterno. Per me, per me soltanto. Ogni tanto bisogna essere un po' ego-centrici, nella vita...

Sono quasi le sette e direi che posso andare a fare colazione, sempre che trovi ancora qualcosa in frigo.

lunedì 26 aprile 2010

Tre

... e scopri che ti sei stancata di essere sempre tu a cercare le persone, di sentire che la loro vita senza di te è la stessa. Accorgerti di essere stanca, così, di colpo, è come una bolla di luce accecante che ti si spacca nel cervello - più o meno come quando un bel mattino ti svegli accanto al tuo uomo e capisci che vuoi più di quello che è in grado di darti.

Stai zitta per un po', senza saper che cosa fare.

E ad un certo punto pensi: ma andate a farvi fottere tutti quanti.

domenica 25 aprile 2010

Due

Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco, tu eri dentro di me ed io ero fuori e là ti cercavo; su queste belle cose che hai creato, mi gettavo deforme. Tu eri con me, ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che se non fossero in te non esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato e hai rotto la mia sordità; hai balenato, hai manifestato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità; hai diffuso il tuo profumo, e ho respirato e anelo a te; ho gustato e ho fame e sete; mi hai toccato, e ho bruciato nella tua pace.

- Agostino -

Uno

Scrivere. Di nuovo, dopo anni di silenzio. Su una nuova piattaforma, benché mi facciano tutte abbastanza schifo – è che si torna sempre sul luogo del delitto. Non so che cosa dire, in realtà, ma ho un bisogno viscerale di scrivere. Mi dolgono le dita dal bisogno che ho di batterle sui tasti per riversare i miei pensieri su uno schermo che nessuno leggerà. Il bello è proprio questo, la riservatezza: qui ci sono solo io, sto con me e mi basto. Quanto durerà, stavolta? Non m'interessa saperlo. In fin dei conti, non posso sempre pianificare tutto.
Però, ripensandoci, sarebbe bello un blog a tempo – dirmi fin dall'inizio: ok, da oggi fino al tale giorno sono qui, non un secondo di più e poi chiudo tutto, chi c'è c'è. Sarei anche capace di farlo. Staccare prima di essermi stancata, chiudere la pagina prima di averla fatta morire di noia, perché no?

Visto che, malgrado tutto, se si tiene un blog si deve avere almeno un minimo di narcisismo e di voglia di esporsi, sarebbe interessante cominciare con uno di quei post del tipo “mi presento”, in cui spieghi chi sei-cosa fai-vita-morte-miracoli anche se a nessuno importa (sei miliardi e mezzo di persone e siamo tutti estranei, sarebbe carino se non fosse agghiacciante).
Allora: non ho la più pallida idea di chi io sia. Ho letto appena un po' di Pirandello e mi è bastato per andare fuori di testa anch'io con tutta questa storia delle maschere. A volte ho l'impressione di non sapere se il mondo che mi circonda sia reale o se esista solo nella mia testa, come un parto – di dubbio gusto, questo è certo – della mia ragione. Sono una donna, ma anche una bambina. Ci sono giorni in cui mi sembra di avere già vissuto mille anni ed altri in cui non me ne sento neanche venti. Sono giovane e vecchia, ingenua e saggia, tutto contemporaneamente. Sono nata e cresciuta al nord, ma il sangue dei miei antenati spagnoli e saraceni ogni tanto mi trasforma in un curioso essere quasi lontanamente mediterraneo. La verità? Per anni sono stata chiunque gli altri volevano che io fossi. Il mio più grande talento è fingermi un'altra per compiacere le persone che amo. E a furia di fingere ho dimenticato chi fossi davvero – va a finire che la vera me è l'altra. Ho mille nomi e altrettante facce, ma nessuna corrisponde perfettamente all'immagine riflessa nel mio specchio. Ma se fosse soltanto un problema dei miei occhi?