lunedì 12 luglio 2010

Quattordici

Dici in una frase «Platone e Aristotele» e ti senti rispondere «Bello, mi piace che lei abbia detto prima Platone e poi Aristotele, è significativo»... significativo di cosa? L'interlocutore, platonico, ha amato credere che fossi platonica anch'io; ma io, aristotelica, stavo semplicemente citandoli in ordine.

Sono seduta sul mio letto e mangio pasta con pomodorini, mais, parmigiano e paprika direttamente dalla zuppiera. Sono reduce da una mattinata alle prese con trimetri giambici, itifalli, anapesti, tetrametri ionici a minore, pentametri dattilici, proceleusmatici, pentabrachi (Dio, pensavo fosse più facile incontrare il chupacabras che vederne uno, invece ne ho trovati due in poche righe), epitriti, peoni, coriambi, spondei e cretici... basta, pietà. Però è divertente. Quando ti metti col tuo bravo foglietto a calcolare le lunghe e le brevi sembra di dover risolvere un'equazione. Mi piace mi piace.

Non so che cosa voglio scrivere, di preciso. Questo post non ha alcun senso. Però sono tanto pigra che non ho neppure voglia di cliccare su annulla.

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