venerdì 4 giugno 2010

Tredici

«Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita... se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire? Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla?»

- Novecento, Alessandro Baricco -

Dodici

Sabato, presumibilmente, sarà l'ultima volta in cui vedrò uno degli amori della mia vita. Ho pensato a lungo a lui. Quando tra noi è finita, mi sono interrogata per molto tempo sulla natura dei miei sentimenti nei suoi confronti. Ero arrivata alla conclusione che non lo amassi realmente – mi sono detta che amavo il mio ex per interposta persona. Oggi mi chiedo: e se questa fosse solo una pietosa bugia che mi sono raccontata per proteggermi da una verità troppo dura da accettare? La verità, la verità. Secondo qualcuno esiste a prescindere dalla percezione che ne abbiamo. Io tendo a non essere così ottimista – mi attengo ai fatti, ma non credo che stavolta possa bastare. Quali sono i fatti? Forse lo amavo davvero, ma non abbastanza da non fare la scelta sbagliata. Forse ho solo fatto la cazzata più grande dei miei primi diciott'anni di vita. Ed ecco, dopo tanto tempo, la mia adolescenza ormai è morta ed io vivo. Che cosa prova adesso per me, lui? Mi pensa ancora? Mi odia ancora? Mi ama ancora? O si è semplicemente dimenticato di me?

Non so che cosa mi aspetto di ottenere, dopodomani mattina.

mercoledì 2 giugno 2010

Undici

Sono chiusa in camera dopo una serata sudamericana con alcune amiche. Catrame 4 mg, nicotina 0,4 mg, monossido di carbonio 5 mg: ho smesso di fumare due anni fa, ma tre sigarette stasera me le sono regalate. Roba leggera, in confronto a quelle dei tempi d'oro sembra di fumare aria. Il mio ex mi faceva una testa così, nonostante fosse molto più tabagista di me: «Eh, solo perché io faccio minchiate non vedo perché devi farle anche tu». Non arrivava a comprendere che potessi compiere una determinata azione, giusta o sbagliata che fosse, per mia scelta, a prescindere da lui. Non ha mai capito che il mondo non smette di girare non appena lui esce da una stanza.
A quest'ora ci sono 26° C. Estate, finalmente. Nonostante lo smog ed i pollini, l'aria mi sembra dolce. Il tabacco ha un buon sapore, con buona pace degli integralisti anti-fumo. Ascolto i Buena Vista Social Club e cedo alla tentazione dei ricordi. Leggo l'ultimo articolo della mia vicina di casa: non imparerà mai a scrivere. E' la classica persona che ha-bisogno-di-far-vedere-agli-altri-quanto-è-brava-lei; è così giù di paroloni che non vogliono dire nulla, solo per darsi un tono. Peccato che la cultura sia come la marmellata sul pane... meno ne hai, più la spalmi.

Da pochi minuti è il secondo giorno di giugno. Buon compleanno, repubblica italiana.